
“La democrazia non è uno sport da spettatori” ha detto una volta Michael Moore. Quello che il regista americano ha tralasciato è che senza trasparenza non ci può essere democrazia e, in Italia, chiedere trasparenza può diventare un affare costoso e dall’esito molto incerto e lontano. Chi scrive lo ha sperimentato in prima persona con il ricorso al Tar contro il Ministero delle Economie e delle Finanze, al quale ha chiesto di conoscere i contratti derivati sul debito pubblico che costano milioni di euro ai cittadini italiani. Una curiosità che mi è costata oltre al contributo di 500 euro per fare ricorso, una condanna al pagamento delle spese legali che ha il sapore di una sanzione visto che il Mef stesso aveva ammesso di non aver risposto alla richiesta di accesso perché ha smarrito la posta elettronica certificata che gli ho mandato.
Quella del Mef è un’esperienza tutt’altro che finita (a luglio sarò davanti al Consiglio di Stato grazie a fondi già stanziati da Diritto Di Sapere) e che ha portato molti a chiedersi quante informazioni di grande interesse pubblico meriterebbero di essere sostenute con un ricorso al Tar e un’assistenza legale qualificata.
Ma quante testate, blog, cittadini e associazioni hanno davvero le risorse e le competenze per portare avanti queste battaglie lunghe, costose e snervanti?
Certamente pochi. Per tutti gli altri è nato Fino in Fondo. Miriamo a raccogliere 15mila euro entro il 28 settembre, la giornata mondiale per l’accesso all’informazione.
15mila euro possono sembrare tanti, ma certamente dovremo scegliere i casi sui quali puntare. È per questo che abbiamo creato un comitato scientifico il più qualificato, equilibrato e disinteressato possibile che dovrà decidere in base a tre criteri: l’impatto sociale dell’informazione alla quale si vuole accedere, il comportamento della Pubblica amministrazione che ha rigettato la richiesta e il profilo dei richiedenti. I nomi dei membri del comitato sono la migliore garanzia del suo bun funzionamento: Ernesto Belisario, Helen Darbishire, Carola Frediani, Antonio Gaudioso, Gianluigi Nuzzi e Fiorenza Sarzanini oltre al sottoscritto.
La buona notizia è che in Italia non mancano certo le informazioni sulle quali vale la pena chiedere più trasparenza.
Se ci aiuti a farlo, avremo tutti più forza. E più trasparenza.
Tutti i costi diretti del lancio di Finoinfondo.it sono sostenuti da Diritto Di Sapere, ma questa operazione non sarebbe stata possibile senza i consigli, l’aiuto e il lavoro di molte persone e in particolare di Arianna Ciccone, Davide Del Monte, Marco Ferrari, Francesca Morello, Eugenio Orsi, Nicolò Risitano, Chiara Spinelli, Giovanni Stracquadaneo e Donata Zanotti. Un grazie particolare va a tutto lo staff del Festival del Giornalismo di Perugia.